Se Eleonora Pimentel de Fonseca fu la giornalista ante litteram di Napoli, per trovare una nuova presenza femminile in un settore da sempre appannaggio degli uomini bisognerà a spettare l’unità italiana, quando si verificò una presa di coscienza delle donne che le vide introdotte nella stampa e nell’editoria.
La principessa Enrichetta Caracciolo di Torchiarolo nel 1861 fondò la prima sezione femminista di Napoli in via Costantinopoli, frequentata da Enrichetta Carafa Capecelatro, accademica e scrittrice, dalla De Cillis e Dalla Capuano di Torre del Greco fino ad arrivare a Matilde Serao; intanto la presenza delle intellettuali napoletane dal 1869 cominciò ad essere numerosa anche nelle logge massoniche femminili e miste scozzesi e ed egizie, e dal 1898 anche nella sezione napoletana della Società Teosofica Italiana.
Matilde Serao, fiore all’occhiello del fermento femminile ottocentesco, nacque a Patrasso, in Grecia, Il 7 marzo 1856 dal matrimonio di Francesco, avvocato e rifugiato politico in Grecia dal 1848, e da Paolina Borely, di nobiltà ellenica decaduta, discendente dai principi Scanavy di Trebisonda.
Il padre, affiancato dalla bella e coltissima moglie greca curò moltissimo l’istruzione della figlia; giornalista egli stesso, già in giovane età diede a Matilde la forma mentis e la giusta formazione indirizzandola verso il giornalismo.
Il 25 giugno 1860 re Francesco II concesse una nuova Costituzione, che prevedeva tra l’altro piena libertà di stampa e il richiamo di tutti gli esiliati politici; il 15 agosto la famiglia dunque rientrò nel Regno delle Due Sicilie. Prese in affitto una modesta casa nel piccolo villaggio di Ventaroli, frazione di Carinola, nei pressi di Mondragone in provincia di Caserta, dove Francesco Serao riaprì lo studio di avvocato civilista.
Dopo l’arrivo di Garibaldi, nel 1861la famiglia si trasferì a Napoli; Francesco Serao lavorò come redattore del giornale Il pungolo, e divenne membro della Loggia egizia Sebezia.
Matilde aveva solo 8 anni quando la madre si ammalò gravemente; il padre, in ristrettezze economiche, anticlericale e antipapista, venne sottoposto a regime di sorveglianza dalla polizia per aver aderito all’anticoncilio massonico di Napoli in opposizione a papa Pio IX.
In questo clima difficile, la piccola Matilde imparò a leggere e scrivere privatamente in casa; a 16 anni e senza aver conseguito alcun diploma ottenne il posto di uditrice ordinaria alla scuola Eleonora Pimentel de Fonseca – quasi un segno del destino – di piazza del Gesù; di religione greco ortodossa, l’anno successivo si convertì a quella cattolica, battezzandosi proprio alla chiesa del Gesù.
Consigliata e spronata dall’avvocato Giustiniano Lebano nel 1874 si preparò alla scuola serale del de Fonseca e a 18 anni conseguì il diploma magistrale.
Nel 1874 trovò lavoro ai Telegrafi di Stato; due anni dopo iniziò a scrivere brevi articoli per il Giornale di Napoli, l’antenato di Il Mattino, e bozzetti e novelle firmate da lei con il pseudonimo di Tuffolina.
Lavorò saltuariamente come giornalista e scrittrice; poco dopo lasciò l’impiego ai Telegrafi. Cominciò a pubblicare assiduamente racconti e romanzi, tra cui Il ventre di Napoli nel 1883, acquisendo una certa fama.
Nel 1882, a 26 anni si trasferì a Roma per collaborare al giornale Capitan Fracassa; qui strinse amicizia – che poi diventò amore – con il caporedattore Edoardo Scarfoglio. Cambiò il suo pseudonimo, firmandosi come Ciquita.
A Roma, assidua frequentatrice di salotti letterari, diventò sempre più famosa continuando a pubblicare articoli, romanzi e novelle che avevano per tema il sociale e le difficoltà quotidiane sia italiane che napoletana.
Matilde sposò Scarfoglio il 28 febbraio 1885; la coppia andò a vivere a Napoli a palazzo Ciccarelli in via Monte di Dio, dove furono accolti dagli auguri di Gabriele D’Annunzio. Ebbero quattro figli maschi, di cui due gemelli.
Matilde Serao e Edoardo Scarfoglio fondarono nella capitale Il Corriere di Roma, in forte concorrenza col quotidiano La Tribuna; non fu un buon investimento perché si trovarono presto a dover fronteggiare gravi problemi economici. Per fortuna accorse in aiuto della coppia il banchiere livornese Michele Schilizzi, che li aveva conosciuti a Napoli, dove risiedeva per il buon clima favorevole alla sua salute cagionevole.
Proprietario del giornale Il Corriere del Mattino di Napoli, Schilizzi pagò tutti i debiti del giornale romano, per un ammontare di 15mila lire, chiudendolo il 14 novembre 1887. Fu fondato così l’1 gennaio 1888 il nuovo giornale Il Corriere di Napoli, di cui Serao e Scarfoglio curavano la direzione e la redazione.
Su consiglio dell’amico Giustiniasno Lebano furono chiamati a collaborare con il nuovo giornale Giosuè Carducci e Gabriele D’Annunzio e altri insigni poeti e scrittori italiani.
Nel 1891 la coppia lasciò Il Corriere del Mattino. Vendettero per 100mila lire la loro quota di proprietà per fondarne uno nuovo al Chiatamone: il 16 marzo del 1892 nacque Il Mattino, dove Matilde si firmava con il pseudonimo di Gibus, che era un cappello a cilindro che si chiudeva a scatto.
Pochi mesi dopo nella coppia cominciarono i dissapori; nel 1892 Matilde si trasferì per un periodo di riposo in Val d’Aosta.
Continuava a lavorare come giornalista e nel 1893 si recò a Monaco di Baviera per intervistare nel suo esilio l’ultima regina di Napoli Maria Sofia, vedova di Francesco II di Borbone Due Sicilie, di cui era una grande ammiratrice.
Eduardo Scarfoglio, uomo bello, affascinante ed elegante, intanto a Napoli strinse una relazione amorosa con l’attrice e cantante romana Gabrielle Bessard, che nel 1894 rimase incinta; al rifiuto di lui di lasciare la moglie, l’artista si suicidò il 29 agosto davanti casa loro. La notizia fu riportata dal giornale concorrente Il Corriere, provocando grande scalpore.
Il senatore Giuseppe Saredo nel 1900 iniziò ad indagare sulle vicende delle opere di Risanamento di Napoli, su quelle dell’acquedotto del Serino, delle fognature, sulla Pubblica Istruzione nonché sui bilanci comunali. Nell’inchiesta fu coinvolto anche il giornale Il Mattino: Matilde Serao venne accusata di corruzione, e fu strenuamente difesa dal marito dalle pagine del giornale.
Avvilita e stanca, rassegnò le dimissioni da Il Mattino il 13 novembre del 1900.
Allontanatasi definitivamente da Scarfoglio, nel 1903 si rifece una vita col giornalista Giuseppe Natale; insieme fondarono Il giorno, dove Matilde curava la rubrica I mosconi.
Fu presente ai funerali di Giustiniano Lebano nel 1910 e tessè le lodi della regina Maria Sofia quando scomparve a Monaco nel 1925, e cosi del marito Eduardo Scarfoglio nel 1917.
Matilde Serao non smise mai di lavorare come scrittrice e giornalista, fino al giorno in cui morì d’infarto mentre era in redazione. Era il 25 luglio 1927.
Michele Di Iorio