«… seguo da tre mesi una specie di raccolta di voci di venditori napoletani delle vie, che termina col grido: ‘Aruta nuvella e ll’evera addirosa, voci condensate in una canzone cantata in tutti i vicoli, in tutte le vinelle, in tutti i fondaci, in tutte le feste popolari, e ho notato, a poco a poco, tutto ciò che il popolo napoletano vi ha messo e mette di suo.
Naturalmente coloro che composero questa Voce ‘e primavera (così si chiama) hanno raggiunto nel modo più completo la condizione essenziale per essere veri artefici di musica e di poesia popolare: nessuno cerca di sapere chi siano e si occupa di loro».
Settembre del 1896
Giuseppe Turco
È perlomeno originale che all’epoca della pubblicazione della canzone alla quale è dedicata la maggior parte dell’articolo, il cui spartito, peraltro, fu pubblicato dalla più importante casa editrice musicale dell’epoca, la storica Casa Ricordi di Milano.
Non vi fu alcuno – secondo l’articolo del Turco sopra riportato – che fosse a conoscenza dei nomi degli autori della bella canzone. Giuseppe Turco (Napoli 1846-1903), famoso e stimato giornalista, fondatore di giornali che portavano il titolo di Capitan Fracassa e Padre Rocco, direttore per molti anni del famoso quotidiano Don Marzio, chiamato familiarmente don Peppino, neanche lui, nonostante i suoi prestigiosi incarichi professionali ma soprattutto per essere stato uno dei due autori – l’altro fu il celebre compositore Luigi Denza – della famosissima “Funiculì, funiculà” e di altre famose canzoni dell’epoca.
Benché da allora siano trascorsi quasi 120 anni è dovuta una risposta alla sua osservazione, sia a lui sia a chi si interessa della spesso complicata materia.
’A voce ‘e primmavera ha come sottotitolo ‘Aruta nuvella; fu composta dall’ottimo poeta popolare Diodato Del Gaizo (Napoli 1868-1943) per i versi, poi rivestiti di note dal fantastico Salvatore Gambardella (Napoli 1871-1913):
Figliole meje, redite,/ cantate juorno e sera/ e comme nun sentite/ ‘A voce ‘e primmavera?/ Porto tutt’’e matine/ caruofene scarlate/ camelie e giesummine/ e rrose ‘ncappucciate…
Gli autori napoletani hanno sempre salutato con gioia ed allegrezza l’avvento della primavera sbizzarrendosi nelle più svariate forme letterarie in occasione dell’arrivo di questa bella stagione, forse la più amata dal popolo partenopeo; restio a vivere rinchiuso fra le pareti domestiche, sempre pronto a “passare” la sua, spesso stentata, esistenza a contatto diretto di quella natura molto clemente che il buon Dio gli ha predestinato.
Un veloce excursus su qualche altra composizione napoletana dedicata alla primavera:
Il vate Salvatore Di Giacomo, con musica di Eduardo Di Capua nel 1899 fece pubblicare una sua Primmavera!;nel 1900 Raffaele Ferraro Correra e Giuseppe De Gregorio presentarono ’E vviolette!: Signurì, primavera è turnata…
Nel 1917 lo stesso Ferraro-Correra già rimpiangeva la bella stagione descritta appena qualche anno prima con Primmavera ‘e ‘na vota!…: Primmavera mo torna e nun trova…, musica di Pasquale Ernesto Fonzo.
Rieccoci a Salvatore Di Giacomo in Aurora dint’’o specchio…:Oj primmavera fresca e gentile…, musica di Gaetano Spagnolo.
Anno 1906, E.A.Mario propose,nello stesso anno due composizioni dedicate alla gentile stagione:Chitarrata ‘e primmavera:Rose rosse comm’a vocca… e Serenata ‘e primmavera: Vuje ca tenite ‘nchiuse ‘sti barcune…, entrambe musicate da Salvatore Gambardella. Nel 1914 Rocco Galdieri, firmandosi con lo pseudonimo Rambaldo pubblicò, versi e musica suoi, con La Canzonetta I’ voglio ‘aruta…: Già ca tuorne n’ata vota, primmavera…
Nel 1927,un altro poeta popolare, da rivalutare certamente, Giuseppe Dell’Aquila in collaborazione col musicista Mario Nicolò si propose con una simpatica Jurnata ‘e primavera.
L’ottimo, purtroppo anch’esso dimenticato, Enzo Fusco, autore della immortale Dicitencello vuje!…, su musica di Rodolfo Falvo, internazionalizza la stagione con Primmavera ‘e tutt’’o munno dall’emblematico sottotitolo di Primmavera diplomatica!, nota di merito in piena epopea nazionalista…
Ci fermiamo qui nella disanima dell’argomento anche perché ci vorrebbe un buon volume monografico per parlare della primavera nella canzone napoletana. Magari … poi ci faremo un pensierino!
Ciro Daniele