NAPOLI – Sarà il palcoscenico della Sala Assoli di vico Lungo Teatro Nuovo ai Quartieri Spagnoli ad ospitare martedì 25 marzo alle ore 21, con repliche fino a domenica 30, la prima teatrale di Patria Puttana, spettacolo con testi e regia a cura di Enzo Moscato, presentato da Compagnia Teatrale Enzo Moscato nell’ambito della programmazione della Fondazione Salerno Contemporanea.
In scena, oltre allo stesso Moscato, saranno Cristina Donadio e Giuseppe Affinito, avvolti dall’allestimento di Tata Barbalato.
In oltre trent’anni di teatro, scritto e interpretato all’insegna di una galassia di lingue e d’invenzioni sceniche, Enzo Moscato, sin dall’inizio ha attirato su di sé l’interesse, lo studio, la curiosità del pubblico e della critica, nazionali e non, costellando un percorso artistico tra i più originali e anomali del panorama teatrale italiano.
Dell’universo espressivo di Moscato l-e cosiddette donne di piacere, che più spesso è piuttosto disgusto, rammarico, dolore – sono forse le figure più emblematiche e centrali.
Dalla Signora di Piece noire all’Assunta di Bordello di mare con città, dalle omologate nel mestiere Lulù 1, Lulù 2 e Lulù 3 di Trianon alla stessa Luparella o a Bolero Film e Grand Hotel di Ragazze sole con qualche esperienza, le puttane hanno tutte rappresentato un punto fermo e privilegiato nel dare voce e corpo al concetto/prassi di una scena tesa a smascherare, con malinconia ma anche con tanta ilarità, la presunta insufficienza e marginalità di ciò che viene detto il femminile. Soprattutto quello ferito, venduto, comprato, mercificato, ingannato e mistificato da una Storia gestita da millenni, in assoluto, dal maschile.
Anche le peripatetiche con loro serena ingenuità possono servire ad abbattere un potere. Potrebbe essere una storia di oggi, sulle prime pagine di tutti i giornali, ma l’attore-drammaturgo partenopeo l’ha scritta diversi anni fa.
Ha spiegato Moscato: «È una drammaturgia che punta più sul frammentario che sul narrativo: una raccolta di frammenti di testi miei, scritti nel corso di trentaquattro anni. Quando metto in scena questi recital, mi piace chiamarli così, faccio un’operazione di collage, scegliendo qua e là brani dei miei lavori con la sola logica dell’assonanza e del ritmo, non badando cioè alle storie che raccontano. Mi capita, così, di accostare brani che non si assomigliano per niente, perché amo proprio quest’estetica della contrapposizione o, come la definisce qualcuno, estetica dell’ossimoricità».
Patria Puttana è un piccolo ma efficace compendio di questa inclinazione e amore di Moscato; poetico e ironico, ma anche truce, violento, aspro, e, ancora una volta l’autore, con atmosfere notturne, humour e fantasia, diventa un feroce e tenerissimo cantore della diversità, della differenza e della contro-serialità.