In un’Italia particolarmente gravata dalla crisi economica mondiale, spicca il disamore per l’archeologia, la storia, le tradizioni ha una ricaduta estremamente perniciosa sul turismo, che pure dovrebbe essere il fulcro su cui ruotare per uscire dalla spending review.
Invece all’arrivo della bella stagione, periodo in cui si registra il maggior incremento di visite di viaggiatori internazionali e non, gli scavi di Pompei sono abbandonati a se stessi, tra crolli, mancanza di personale tecnico e di guardia, furti continui d’opere d’arte, reperti archeologici trafugati in barba alle 120 telecamere che controllano gli accessi, di cui molte non funzionano.
Così, mentre siamo costretti a subire che la Telecom e la Parmalat vengano comprate da imprenditori spagnoli, anche il Museo Archeologico Nazionale di via Foria a Napoli langue: mancano le 500 assunzioni necessarie a portare avanti l’efficienza e la salvaguardia della struttura. Emblematica la chiusura della Sala Egiziana, tra le altre sezioni interdette al pubblico, che paga un biglietto d’ingresso per vedere una piccola parte di quello che c’è – o dovrebbe ancora esserci … – in uno dei Musei più importanti al mondo.
E che dire della meravigliosa Reggia di Caserta, ormai commissariata? Dopo crolli e abusi, ci si rende conto che già da anni bisognava assumere 200 persone che controllassero il Parco monumentale e le magnifiche sale …
Naturalmente, sono chiuse alcune sezioni del Sito Reale, come l’Orto Reale Botanico inglese, il teatro, vari appartamenti …
Così come sono chiuse molte sezioni del Palazzo Reale di Napoli, così come non funzionano a pieno ritmo i gabinetti di restauro di Capodimonte e del Museo Nazionale …
Diminuiscono, quasi vengono annullate le assunzioni e di contro aumentano i tombaroli, i ladri d’arte, i turisti ingenui che portano via le pietre dagli scavi archeologici come souvenir … Come se le pietre non fossero tutte antiche!
Musei, gallerie, biblioteche, chiese, siti archeologici: nessun sito è immune dal subire ferite di tal genere …
Pompei, con tre milioni di visitatori l’anno non viene salvaguardata e curata come dovrebbe, rileva giustamente Johannes Hahn, commissario europeo alle Politiche regionali. Nonostante i nuovi fondi stanziati, si sono infatti registrati ben tre crolli nel marzo scorso. Intanto, il ministro ai Beni Culturali Franceschini è dal 19 marzo che ha promesso di stanziare due milioni di euro per l’emergenza scavi …
Un’emergenza che ha visto non solo i crolli ma anche due furti – probabilmente su commissione – di parti di affreschi, uno di 20 cm e l’altro di 13 centimetri, poi rispediti da ignoti per posta. Un punto segnato, almeno uno: arrestato un turista straniero colto in flagranza di reato.
Per quanto riguarda il Museo Nazionale i lavori di restauro della palazzina borbonica sul retro annegano in un mare di subappalti. Registrato durante i lavori un ingente danno ad una porta causato da un camion. L’intera palazzina continua ad essere abbandonata, i lavori fermi; il pavimento della sala egizia viene danneggiato con acidi non adatti. Piccola ulteriore nota: anche il bar è chiuso.
Come interdette al pubblico risultano numerose sale di Villa Pignatelli alla Riviera di Chiaia; nelle chiese poi i furti sono all’ordine del giorno, non solo in quelle abbandonate ma anche in quelle in funzione. Di notte o di pomeriggio o durante le chiusure temporanee, succede sempre …
Per non dire dei nuovi ritrovamenti archeologici, che vengono riseppelliti, per i beni di grande importanza storica, architettonica e culturale, come il Castello di Volla, demanio comunale posto in vendita nel maggio 2014 dopo decenni di abbandono e degrado totale.
E poi è la stessa sorte è toccata all’Antro della Sibilla di Cuma, attrattore turistico che registra 15mila presenze l’anno. È dal 1990 che non si possono più visitare la Cripta romana che comunica con il lago d’Averno, il Mitreo, la sala degli splendori e l’antro avernale lacustre della sacerdotessa, il porticciolo romano e la stupefacente grotta di Cocceio …
Qui, nel 1992 con gli scavi finanziati da fondi europei vennero riscoperti il Capitolium, la sede del Senato e il Foro, il Teatro di Giove capitolino, il tempio di Era e di Iside. Appena scoperti, si tentò di riseppellire la nuova area per mancanza di lavori di restauro, sicurezza e di guardiani. Chiuso dal 1991 anche il punto ristoro: c’è solo un piccolo chiosco che funziona in modo discontinuo.
Eppure gli scavi di Cuma, la cui fondazione risale al 14mila a.C., tardo periodo del bronzo, sommersa sotto il mare per diecimila anni, poi abitata dai misteriosi Cimmeri pregreci e quindi dagli Osci sedicini e dai Greci eubei e di Calcide, chiamata Kyme, ovvero Cuma dal 730 a.C. dai Greci che poi fondarono Napoli nel 680, fu un importante municipio romano.
Culla della scuola stoica sotto i Gracchi, sede di vaticini di stato sia sotto i Greci che sotto i Romani, meta di villeggiatura di tanti personaggi nell’età imperiale, Cuma ospitò anche la prima comunità cristiana.
Distrutta nel 1207 da una spedizione popolare armata di napoletani e puteolani guidati da sacerdoti e dal principe di Montefuscolo che saccheggiò e rase al suolo tanti edifici greco romani, decapitò, mutilò statue, fracassò vasi e reperti d’inestimabile valore perché i cattolici credevano che la zona fosse abitata dal diavolo pagano della Sibilla.
I primi scavi furono effettuati nel 1632 in periodo vicereale; dal 1772 al 1789 i Borbone li ripresero in tutta l’area flegrea.Tra il 1908 e il 1910 furono ordinati e restaurati in varie zone, incrementando la raccolta dei reperti.
Nel 1932 Amedeo Maiuri rinvenne l’Antro della Sibilla, la cripta romana e le grotte dell’Averno e di Cocceio.
Nel 1982 l’Europa mise a disposizione ingenti fondi, 8 miliardi di lire, per i lavori.
Nel 2009 tutta l’area archeologica d’accesso al tempio Cuma venne ripulita dalle erbacce.
Nel gennaio 2012 cominciarono i crolli; in gran parte il sito venne puntellato e riempito di iniezioni di cemento liquido in modo superficiale, dannoso e non idoneo; nel giugno 2013, ancora crolli parziali, in un abbandono tale che centinaia di colombi ancora oggi nidificano nel dromos.
nel gennaio 2014, ancora crolli parziali; viene proibito l’accesso al pubblico in parte del dromos, perseverando in interventi inadeguati sulle strutture millenarie.
Dal marzo 2014, l’area archeologica di Cuma è stata gradatamente chiusa, fino all‘ispezione del 7 giugno da parte di due tecnici, che ne ha decretato il totale divieto di accesso.
Che dire ancora … Dobbiamo rassegnarci a che tutte le vestigia del nostro glorioso passato vadano in mano straniera, così come fossero oggetto di una transazione commerciale?
O non sarebbe meglio far ripartire l’economia del sud proprio dal turismo, creando posti di lavoro?
Occupazione, benefici economici e la salvezza della nostra Cultura: perché non si fa? Cui prodest?
Michele Di Iorio