Ci siamo: arriva la notte più magica dell’anno, quella dove l’anima lancia in alto i desideri tra una scia d’oro di stelle cadenti.
Tanti nella notte del 10 agosto osservano il cielo estivo alla ricerca delle lacrime di San Lorenzo: invece altro non sono che lo sciame meteorico delle Perseidi che la Terra attraversa in questo periodo dell’anno mentre orbita intorno al Sole.
La pioggia meteorica della cometa Swift-Tuttle visibile ad occhio nudo dal Pianeta Terra comincia dalla fine di luglio e prosegue fin oltre il 20 agosto, arco di tempo in cui sono osservabili circa un centinaio di scie luminose formate da piccole particelle – oltre 100 meteore all’ora – che si scontrano a velocità elevata con l’atmosfera terrestre consumandosi. Questo fenomeno s’intensifica maggiormente intorno al 10 agosto, giorno di san Lorenzo.
È dunque questo il motivo per cui le Perseidi sono popolarmente dette “Lacrime o Fuochi di San Lorenzo”.
San Lorenzo, diacono e martire cristiano del III secolo d.C. è sepolto nella basilica fuori le mura di Roma a lui dedicata, nella cripta delle confessioni.
Della sua vita si sa molto poco: probabilmente nacque nel 225 ad Huesca, alle falde dei Pirenei spagnoli.
Nell’anno 258 un editto dell’imperatore Valeriano ordinò la messa a morte di tutti i notabili cristiani e la confisca dei loro beni a favore dell’erario.
A san Lorenzo il supplizio toccò il 10 agosto: secondo la leggenda fu posto su una graticola e bruciato vivo.
In realtà venne decapitato, ma per la credenza popolare le stelle cadenti sono le lacrime o le faville scaturite dal rogo che lo martirizzò: vagano nel cielo per ritornare sulla Terra nella notte seguente al giorno della sua morte.
Perciò il 10 agosto si crede che si avverino i desideri; e molti, riuscendo a cogliere in quella notte una stella cadente, recitano mentalmente: «Stella, mia bella stella, desidero che … ».
Nella letteratura italiana la pioggia di stelle è stata elaborata dai versi di Giovanni Pascoli nel canto “X agosto” in cui scrisse della morte del padre ucciso proprio quel giorno.
«San Lorenzo, io lo so perché tanto/ di stelle per l’aria tranquilla/ arde e cade, perché sì gran pianto/ nel concavo cielo sfavilla».
Alcune tradizioni legate al giorno del 10 agosto: in Grecia la scia di puntolini luminosi rappresenta la Trasfigurazione del Signore; in Romagna si crede invece che immergersi sette volte nell’acqua di mare non solo purifichi dalle malattie ma porti fortuna, gioia e benessere. È importante però bagnarsi sette volte, lo stesso numero dei doni dello Spirito Santo: Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà e Timor di Dio.
Ancora oggi in Veneto un proverbio recita: «San Lorenzo dei martiri innocenti, casca dal ciel carboni ardenti».
San Lorenzo è patrono di Grosseto, dove c’è il Duomo romanico a lui dedicato; di Roma insieme a Pietro e Paolo; di Perugia con san Costanzo e sant’Ercolano; di Rotterdam. È poi protettore dei pompieri, dei vetrai, dei cuochi, dei rosticcieri.
Per concludere, ecco le belle parole di Maria Torrigiani: «Ama la notte, Lorenzo, non ne vede la tenebra: La mia notte non ha oscurità, ma tutte le cose divengono chiare nella luce, afferma nella sua Liturgia delle Ore, Vespri, 10 agosto.
Forse anche per questa lucida visione delle cose, che sconfigge anche l’oscurità della notte, Lorenzo è patrono di bibliotecari e librai, custodi del sapere racchiuso nei libri».