Qui si racconta la storia del più grande patriota della Romania cristiana medievale, erroneamente considerato sanguinario e vampiro, la cui tomba pare si trovi nella bellissima e pur misteriosa Città di Napoli, scoperta dopo approfondite ricerche.
Vlad III Dracul, principe della Valacchia, fu un uomo misterioso, generoso, inflessibile, fascinoso, circondato di bellissime donne e protagonista di amori travolgenti, un uomo che si diceva possedesse il segreto dell’immortalità fisica come Saint Germain, Cagliostro e il più grande di tutti, Raimondo de Sangro di Sansevero, una figura in cui confluisce un unicum lo stupefacente essere di tutti questi personaggi, la fedeltà alla tradizione egizia faraonica e delle piramidi e quella posteriore dei Cavalieri Templari.
Fu chiamato Dracula, ma in realtà si chiamava Vlad, diminutivo di Vladimiro, e fu detto Drakul, il dragone o il diavolo, perché tale pareva in battaglia; discendente di un antica casata nobile di principi rumeni della Transilvania e della Valacchia, la famiglia Basarab o dei nobili principi basaribidi, nipote del Voiovoda, principe sovrano di Valacchia, una regione rumena confinante con la Transilvania.
Prima il grande principe Mircea cel Bătrân, poi il figlio Vlad I, padre del nostro Dracula, erano stati Cavalieri crociati dell’Ordine del Dragone, fondato nel 1408 – dopo la sparizione del 1314 del glorioso Ordine dei Templari – da re Sigismondo di Ungheria per combattere turchi e mussulmani, con unità d’intenti col potente Ordine dei Cavalieri Teutonici.
Vlad II di Valacchia aveva sposato in seconde nozze la principessa moldava Cneajna, figlia primogenita del Voivoda moldavo Alexandre il Buono e zia di Stefan il grande di Moldavia; dal matrimonio nacquero due figli, Vlad detto l’Impalatore e Radu il Bello, che si aggiunsero ai due figli di primo letto Mircea e Vlad Călugărul, il monaco.
Vlad – detto poi l’Impalatore – era castano scuro, un bellissimo uomo; nato a Sighișoara in Transilvania il 23 novembre del 1431 era stato educato da precettori rumeni e greci bizantini scelti personalmente dal padre in letteratura, filosofia, araldica nobiliare, poesia, storia, geografia, matematica, teologia, greco, latino, tedesco, rumeno, nonché in galateo ed etichetta di corte, equitazione,scherma,calligrafia.
Completò gli studi giovanili nel 1441 a Tirgoviste, capitale della Valacchia.
La vita tranquilla dei principi venne sconvolta nel 1442, quando un nutrito gruppo di boiari valacchi, nobili locali, con l’appoggio ungherese detronizzarono il padre Vlad II, che riuscì a riprendere il trono con la forza nel 1443 con l’aiuto dei Turchi, stendendo con loro un trattato di alleanza molto oneroso con il sultano Radh, con l’obbligo di inviare a Costantinopoli come ostaggi i due figli Vlad e Radu nel 1444.
I due principi appresero alla corte imperiale turca geometria, algebra, matematica, astrologia, alchimia, kabbala, islamismo, logica, filosofia araba, architettura; furono cresciuti nella fede islamica e nell’arte militare arabo-turca.
In particolare Radu diventò un eunuco, favorito prima del sultano e poi del principe ereditario turco Maometto II.
Anche Vlad venne violentato dai cortigiani turchi, ma reagì con estrema ribellione e perciò fu deciso di addestrarlo nell’arte militare.
Servì dunque in un reggimento di fanteria d’assalto di linea, i giannizzeri, composta in gran parte di cristiani rinnegati; combattè in Egitto e nel 1444 si distinse a Varna, nei Balcani, nella battaglia contro i Rumeni guidati dal fratellastro Mircea II e nella difesa della rocca di Giurgiu, dove fu sterminata da Mircea, al servizio del padre Vlad II la guarnigione turca.
Vlad II poi venne poi ucciso nelle paludi di Balteri nel 1447 dai ribelli nobili boiardi che poi accecarono il Mircea II e lo seppelirono vivo a Targoviste, nominando come Voiovoda Vladislav III.
Vlad, rimasto solo, nel 1447 fu esule in Moldavia presso Alexandre II di Moldavia, nipote della matrigna di Vlad, che però fu spodestato in quell’anno da Bugdan della dinastia moldava dei Musatini, il quale diventò amico del giovane principe valacco Vlad.
Poco dopo Bugdan venne ucciso da suo zio Pietro III Aron, e Vlad fu costretto a fuggire in Ungheria da Hunyadi, reggente in nome del re Ladislao il Postumo, era prigioniero dell’imperatore Federico III d’Asburgo a Vienna.
Bugdan nel 1452 lo nominò Cavaliere del Dragone e Consigliere militare d’Ungheria; Vlad divenne anche amico di Mattia Corvino, figlio di Hunyadi, che poi divenne re d’Ungheria.
Nel 1453 i Turchi conquistarono Costantinopoli, ma Hunyadi d’Ungheria con il giovane e focoso valacco Vlad al seguito nel 1454 li sconfisse a Szendrő, in Serbia, facendoli cadere in un’imboscata ideata strategicamente da Vlad.
L’avanzata di Hunyadi proseguì; Vlad occupò le cittadine valacche di Almas e di Faganas.
Nel 1456 i Turchi vennero sconfitti a Belgrado: fu scongiurata così l’invasione turca di Vienna e di tutta l’Europa.
Morto Hunyadi di peste nell’accampamento ungherese, Vlad marciò per la Transilvania fino in Valacchia con un gruppo di mercenari, 500 in tutto; sconfisse l’usurpatore Vladislav, uccidendolo nella presa di Targoviste, mentre i boiardi ribelli fuggirono per prudenza in Transilvania. Vlad III fu dunque incoronato Voiovoda nel 1456 dal metropolita valacco nella chiesa di Curtea de Argeș, costruita dal padre.
Vlad fu un sovrano molto diplomatico; strinse subito alleanza con re Ladislao il Postumo di Ungheria e promise la garanzia di tutti i privilegi ai mercanti sassoni in Valacchia.
Nel 1457 si alleò con Stefan cel Mare Voivoda di Moldavia, un italiano, suo parente materno.
Comprendendo che comunque non poteva vincere da solo contro l’esercito turco, nel 1458 si alleò con la Sublime Porta, l’impero ottomano di Maometto II, con un giuramento di fedeltà all’imperatore e pagamento di tassa in cambio del permesso di transito di truppe turche sul territorio valacco contro gli Ungheresi alla rocca di Turnu Ceverin, in territorio rumeno.
Vlad III sperava di instaurare un clima di pace per la Valacchia, potenziando l’agricoltura, dando case e terreni ai contadini poveri confiscati ai boiardi ribelli; realizzò bonifiche e canali per l’irrigazione di fondi, concesse franchigie commerciali alle tre città di Brasov, Targoviste, Targsor e Campulung.
Con i fondi del monastero di Brasov fece inoltre costruire la chiesa di Targsor, strade, piazze, ponti, acquedotti per favorire commercio e agricoltura, dal momento che sotto il regno paterno erano settori in crisi e il principato pullulava di contrabbandieri, ladroni e briganti, prostitute, assassini.
Vlad III concesse un indulto ai malfattori per convincerli a costituirsi per poi arruolarli nell’esercito; chi non obbediva veniva arrestato, impiccato, decapitato, bruciato vivo. I ladri avevano amputate le mani al primo arresto; se recidivi venivano destinati al patibolo.
Le prostitute venivano arrestate e, se recidive, venivano loro tagliati i seni, le orecchie e cavati gli occhi; le manutengole di prostituzione venivano scuoiate vive e i prostiboli confiscati.
Sia donne che uomini adulteri erano impalati davanti la casa dei coniugi; gli usurai venivano colpiti da confische di tutti i beni, mozzate le mani, la lingua e le orecchie e, se recidivi, bruciati in oro bollente in piazza.
In caso di pedofilia e di violenze sessuali su donne e su minori i colpevoli venivano castrati e poi impalati nella pubblica piazza.
Le leggi draconiane adottate dalla concezione mussulmana di giustizia di Vlad III in vigore dal 1456 furono terribili, ma servirono a contenere i fenomeni malavitosi.
Furono costruiti granai, fienili, mulini, case coloniche e villaggi per i contadini poveri; nel 1459 partì una leva di 12mila reclute tra i contadini valacchi, che affiancarono i 500 mercenari della Guardia del principe Vlad, detto Dracul o Tepes, l’Impalatore.
Nel 1457 sposò la bellissima ungherese Ilona Szilágyi, di 18 anni più giovane di lui, con capelli neri, lunghi e riccioluti e occhi castano verdi, cugina de re d’Ungheria Mattia I Corvino; l’amo tantissimo, e nel 1458 da lei ebbe l’unica figlia femmina Maria Zaleska.
Nel 1459, i boiardi valacchi ordirono una congiura contro il principe Vlad Drakul proprio nel momento in cui sembrava avesse raggiunto quella tranquillità e quella pace che agognava per il suo regno. Appoggiati dalle spie del re d’Ungheria, lo rovesciarono.
Il 17 gennaio 1459 nominarono Voiovoda l’esule boiardo valacco Dan III nella chiesa ortodossa di Brasov, alla presenza dei mercanti sassoni esultanti con i nobili boiardi e un esercito ribelle alquanto improvvisato.
Accampatosi sulla collina di Timpa, il principe Vlad III con il suo esercito composto di fedelissimi mercanti e contadini, assaltò i suoi nemici, devastando i sobborghi di Brasov, occupando l’abitato di Timpa, arrestando 400 studenti ungheresi spie del re Mattia Corvino, i mercanti di Brasov e 500 nobili boiardi ribelli.
il 2 aprile 1459, Tempo di pasqua, Vlad entrò a Brasov; all’alba i soldati radunarono gli abitanti, compresi gli ecclesiastici che avevano incoronato Dan III, 20 mila persone tra uomini, donne e bambini che furono costretti a guardare le truppe di Drakul saccheggiare e bruciare le loro case mentre gridavano che sarebbe stata per tutti una Pasqua di sangue.
Sulla collina di Timpa una foresta di pali: vennero impalate circa 10mila persone, con Vlad che pranzava sotto di essi godendosi la vista.
ll mese seguente Vlad revocò i privilegi a tutti i mercanti sassoni radunò sotto il castello i 500 boiardi prigionieri e ordinò di confiscare beni e casa dei ribelli.
Alcuni furono reintegrati, mentre gli altri qualche giorno dopo furono fustigati e torturati e scuoiati; i cadaveri furono poi impalati. Sorte che toccò anche a 10mila prigionieri sospetti di Brasov nell’arco di una settimana.
I nemici interni si compattarono intorno a Dan III e si trincerarono a Fagaras.
Vlad espugnò a ferro e fuoco la città e in giugno si apprestò a ricevere nel suo castello gli emissari turchi di Maometto II che chiedevano in tributo i 10mila ducati d’oro per il transito sulla Sublime Porta e 500 reclute per l’esercito turco.
I tre ambasciatori commisero l’errore di non levarsi il cappello davanti al re, che protestò; i turchi affermarono che era un loro privilegio e che lui non era nessuno per pretendere ciò.
Vlad li fece così arrestare; ordinò inchiodare i cappelli in testa con lunghi chiodi uncinati, li fece privare delle orecchie e delle mani e poi accecati e legati e li rinviò all’imperatore a Costantinopoli a dorso d’asino.
L’imperatore turco Maometto II inviò subito contro di lui 1000 cavalieri al comando di Hamza Pasha, bey di Nicopoli. ma Vlad, aspettandosi la ritorsione, tese un’agguato nelle strette gole di Giurgiu e uccise in un feroce combattimento 400 turchi e ne prese prigionieri 600. Quella notte, vivi o morti che fossero, fece bruciare, decapitare e impalare 1000 turchi.
Ebbe così inizio una lunga carneficina, con uccisioni con metodi atroci da ambedue le parti che culmino grazie al fratello Radu il Rinnegato, che con le sue truppe turche aveva assediato il castello valacco di Poenari mentre Dracul era in battaglie.
Fece arrivare alla terza moglie, Cynaeina Bathory della nobile famiglia Rakowski, da cui discendeva il conte di Saint Germain, una missiva in cui era scritto che Vlad III era morto in battaglia. Cynaeina, impazzita di dolore, si tolse la vita gettandosi dall’alto della torre.
Verso la fine del 1462, Vlad, disperato per la morte dell’amatissima moglie, abiurò la fede ortodossa per quella cattolica e si rifugiò con pochi superstiti con i suoi soldati in Ungheria. Mattia Corvino lo fece però imprigionare nella fortezza di Oratia presso il villaggio di Dâmbovicioara e poi a Visegrad e infine a Buda fino al 1474, dove venne liberato su intervento del suo parente materno Stefan III cel Mare di Moldavia con lo scopo di farlo nuovamente combattere contro i Turchi nella guerra alleata cristiana.
Nel dicembre del 1476 si scontrò in una terribile battaglia tra Bucarest e Giurgu, ove le truppe ungheresi disertarono in massa e lo tradirono a favore dei turchi.
Vlad III, trasvestito da giannizzero, sapendo parlare arabo e turco, tentò la fuga dal campo di battaglia, ma alcuni ungheresi e valacchi ribelli lo riconobbero e lo consegnarono a Maometto II.
Portato in catene a Bucarest il 22 dicembre, una settimana dopo fu trasferito a Brasov, ove fu flagellato e bastonato pubblicamente; poi a piedi, legato alla coda di un cavallo fu portato fino a Costantinopoli e lì rinchiuso in una segreta umida sotterranea, bendato giorno e notte, legato con catene e ceppi, lacero, i vestiti a stracci, a pane e acqua con muffa e vermi. Torturato per due giorni per ordine dell’imperatore turco, il 30 dicembre del 1476 fu decapitato e il suo corpo bruciato; la sua testa fu impalata e chiusa nei sotterranei del palazzo imperiale.
Vlad III l’Impalatore, passato alla storia come Dracula, cresciuto nell’immaginario collettivo come un vampiro assetato di sangue, fu piuttosto un uomo colto che avrebbe potuto essere un sovrano illuminato. Invece i casi della vita lo portarono a crescere tra la ferocia ed assimilarla, fino a fare del sangue il suo segno distintivo.
La fantasia popolare avvolse la sua figura in una leggenda sempre più misteriosa che continuò anche dopo la sua morte.
Nella versione ufficiale, in seguito i suoi resti vennero sepolti nel convento di Snagov, su un’isola in mezzo ad un lago a 35 km chilometri a nord di Bucarest.
Secondo alcuni studiosi Estoni, sembra invece che le sue spoglie si trovino nel chiostro della chiesa basilicale del complesso monumentale di Santa Maria la Nova. nel centro storico di Napoli.
Infatti la figlia Maria Zaleska sposò un cortigiano del principe reale Giorgio Castriota di Scandeberg sovrano di Albania; trasferitasi a Napoli con il marito nel 1480, Maria riscattò dalla Sublime Porta la testa del padre e nel 1480 la fece inumare nella tomba di famiglia nel chiostro della chiesa napoletana.
Sempre secondo la teoria degli studiosi di Tallin, la lapide ivi ritrovata riporta i simboli del Dragone: due sfingi contrapposte che simboleggiano la città di Tebe o Tepes e il nome Dracul. Dracula Tepes, il nome di Vlad III
Al momento sono solo teorie affascinanti, perfettamente in linea con l’essenza misteriosa di Napoli …
Al momento si attendono le conferme dall’Università estone.
Michele Di Iorio