Centosessantacinque anni fa, dopo 9 mesi e 9 giorni di permanenza nella città di Gaeta, prima tappa del suo volontario esilio, il sommo pontefice Pio IX sposta la sua residenza a Portici.
Nella cittadina vesuviana arriva il 4 settembre 1849 e vi permane per sette mesi. Dimora al piano nobile della reggia, nelle stanze opportunamente e adeguatamente restaurate. Beneficia dell’aria che vi si respira, gode delle delizie del parco circostante ed è lusingato dalle ricorrenti attenzioni riservategli dall’eccellentissimo ospite Ferdinando II di Borbone.
Grazie alla permanenza dell’universale pastore delle anime, secondo l’antica affermazione ubi Petrus, ibi Ecclesia, Portici assurge momentaneamente alla dignità di sede di Pietro. Per cui, in quanto temporanea sede istituzionale della Chiesa universale, come Gaeta anche Portici si è ritrova al centro della cristianità.
E non solo, perché nel corso di quest’arco di tempo, quotidianamente, il toponimo Portici risalta in ogni punto del globo. Ciò grazie ai suoi incessanti e continui rapporti con i capi degli Stati sovrani e alle continue fittissime corrispondenze degli inviati dei maggiori giornali degli Stati italiani e di quelli stranieri. Riportando, infatti, quanto il sommo pontefice andava compiendo nella cittadina vesuviana, le cronache iniziavano sempre con a Portici o da Portici.
Ma, oltre all’incessante attività religiosa e politica del sommo pontefice, Portici aveva modo di constatarne finanche l’affabilità. Di fatti, staccandosi dalla rigida etichetta protocollare, il santo padre si intrattiene spesso, volentieri e piacevolmente, a chiacchierare con quanti incontra per strada, allorché si imbatte nel personale di corte o nell’umile popolano. Spesso, con i suoi più stretti collaboratori, vive alcuni perfino momenti di piena distensione; si diverte ad ascoltarli mentre parlano in napoletano, cosa che anch’egli prova a fare, senza però riuscirvi mai.
La presenza del papa suscita sempre il particolare entusiasmo della popolazione porticese, a palazzo o per strada, tutti lo invocano, tutti vogliono avvicinarlo, tutti vogliono baciargli la mano, tutti vogliono toccargli la veste bianca.
Da allora, il nome Pio IX non echeggia nelle strade e il ricordo della sua permanenza in città va sempre più a attenuarsi. Tanto che, eccetto i festeggiamenti tenuti in occasione del centenario, organizzati dai parroci delle chiese di Santa Maria della Natività – San Ciro e di Cappella Reale, nonché dai frati minori conventuali del convento di Sant’Antonio, la ricorrenza del centocinquantesimo anno dalla visita, da tutti è stata fatta scorrere, senza spendere una sola parola.
Anche il Comune di Portici, la Provincia di Napoli e la Regione Campania non hanno colto l’opportunità di commemorare con significative iniziative la dimora del sommo pontefice Pio IX a Portici.
L’Amministrazione comunale di Gaeta ricorda alle future generazioni la dimora del sommo pontefice Pio IX nel proprio territorio. Lo fa, dedicandogli la tortuosa stradina, che, serpeggiando, dall’area rivierasca s’inerpica verso la Fortezza sull’Acropoli.
Sulla vetusta lastra di travertino, fissata alla parete in prossimità del civico 32, per quanto consunta dal tempo, su tre righe, ancora si legge la didascalia:
VIA PIO IX PONTEFICE A GAETA 25.11.I848 – 4.9.1849
Come Gaeta, tanti altri Comuni di diverse Regioni d’Italia, ricordano il sommo pontefice. E non solo italiane, visto che il titolo PIO IX compare nella toponomastica locale di Macon, nello stato della Georgia, negli USA, e in alcune città del circondario di Santiago del Cile.
A Portici, invece, non c’è una strada, un viale, un vicolo, una piazza, un largo, un cortile, un edificio pubblico o privato, civile o religioso, un istituto, una scuola che porti il nome dell’augusto papa esule.
Questo perché, da allora a oggi, nessuna delle Amministrazioni civiche ha valutato l’ipotesi o ha ritenuto doveroso adoperarsi a tal fine. Sia essa d’ispirazione cattolica o laica, sia in epoca monarchica o repubblicana, nessuna ha mai proposto ciò alla competente Autorità, né tanto meno ha deliberato in tal senso.
Anche in tempi più recenti, nulla è stato fatto a tal proposito. Infatti l’ultimo Stradario Comunale, approvato con delibera di Giunta Comunale n. 165 del 26/02/1997, modificata e integrata con delibera di Giunta Comunale n. 4 del 08.01.2002 N. 4, non prevede l’assegnazione del toponimo Pio IX a nessuna delle vie cittadine.
Auspichiamo, quindi, che ovviando all’inesorabile oblio del tempo e all’indifferenza degli Enti, ben presto si possa leggere anche a Portici una targa viaria e/o un’intestazione di una struttura o di un’infrastruttura dedicata al papa esule.
Eppure, oggi, la memoria del soggiorno papale sfuggirebbe completamente alla gran parte dei cittadini Porticesi, se non fosse per:
- le lapidi apposte sui muri di edifici, sacri e non:
- Convento di San Pietro d’Alcantara, maggiormente conosciuto come convento di San Pasquale Baylón dei Frati Minori: alla parete interna, a destra dell’entrata al chiostro del convento (23 settembre 1849);
- Officine di Pietrarsa: alla parete interna della sala montaggio (23 settembre 1849);
- Chiesa della Natività della Beata Vergine Maria e San Ciro: alla parete interna, di fronte alla pila dell’acquasanta (10 ottobre 1849) e alla parete esterna, a sinistra della porta centrale d’ingresso al tempio (10 ottobre 1849);
- Chiesa di Sant’Antonio di Padova dei Frati Minori Conventuali: alla parete interna, a sinistra dell’ingresso (10 ottobre 1849);
- Arciconfraternita dell’Immacolata Concezione: alla parete interna sinistra della segreteria (2 aprile 1850);
- Villa Zelo: alla parete interna del piano nobile (1855);
- Convento di Sant’Antonio di Padova dei Frati Minori Conventuali: alla parete del pianerottolo a monte della seconda rampa della scala d’accesso alla clausura (4 ottobre 1949);
- Cappella reale: alla parete interna, a sinistra dell’ingresso (28 novembre 1954) e alla pareti interne a sinistra e a destra della porta (8 dicembre 1970);
- gli oggetti personali, donati dal sommo gerarca della Chiesa cattolica in segno di comunione:
- pianeta rossa, alla chiesa madre (2 aprile 1850);
- mitria di damasco bianco, con fibule riportanti le armi papali, alla chiesa madre;
- pianeta bianca, alla congrega dell’Immacolata Concezione (2 aprile 1850);
- pianeta bianca, a una non meglio identificata nobile famiglia (aprile 1850);
- i quadri ammirabili presso:
- l’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento: alla parete interna dell’ufficio di segreteria (10 ottobre 1849).
- il convento di Sant’Antonio di Padova dei Frati Minori Conventuali: alla parete interna del corridoio al primo piano (4 ottobre 1949)
- Stanislao Scognamiglio