NAPOLI – Una città che è capace di sconfiggere la morte proprio perché non attaccata alla vita, una città permeabile alle influenze che tutto e niente conserva, priva di prospettive per il futuro e proprio per questo libera da ogni paura.
Nasce da questa profonda riflessione Unalampa, cattiva, irriverente, sarcastica e cinica invettiva di Roberto Azzurro, dedicata a Napoli e ai suoi abitanti, se stesso compreso, in scena da giovedì 20 novembre 2014 alle 21 (repliche fino a domenica 23) al Teatro Sannazaro.
Presentato da Esmeralda srl, l’allestimento che debutterà il prossimo giovedì avrà, per la prima volta in scena, due voci, due urli che s’intersecano, sovrappongono, incrociano in un unico tornado verbale, in una giostra impazzita e trascinante, in un delirio lucido e furente.
“Unalampa” è un progetto che nasce in solitaria e si apre, questa volta, all’accoppiata, e vede accostarsi all’invettore Roberto Azzurro il poliedrico, novello invettore Fabio Brescia.
Insieme inveiscono, polemizzano, urlano, cantano e divertono, correndo insieme da una sponda all’altra di rabbie appassionate, di clamori sussurrati, di esplosioni inevitabili, per raccontare, commentare, odiare, e poi amare, e poi sfinire, e poi ancora inveire, contro questo posto straordinariamente bello e impossibile che è chiamato Napoli.
Le invettive sono divise in sette canti: sette urli, sette dolori,sette comici sberleffi. Insomma, sette momenti di rabbiosa riflessione punteggiati da musicalità note, da memorie imprescindibili di una napoletanità onorata, ma ormai vecchia e stantia, che si crogiola e annega in un’oleografia ormai solo nociva e deleteria.
“Unalampa” prende a prestito parole di Patroni Griffi, Libero Bovio, Antonella Cilento, Goethe, Curzio Malaparte, Wharol, Viviani, Pasolini e tanti altri artisti, che nel corso dei secoli hanno cantato, umiliato, amato, odiato Napoli. Sono parole “scaraventate” sul pubblico come una valanga, trascinate da un fiume in piena.
Il dialogo è serrato, provocatorio, impertinente, e, tra accuse schiette e sorrisi, vuole denunciare scandali quotidiani e spingere alla riflessione. Attraverso un accattivante e inarrestabile vortice linguistico, dai toni accesi e marcatamente ironici, l’invettiva di Azzurro si veste di amaro sarcasmo, fortemente spinto allo svelamento di una realtà, che, ogni giorno, si ripete e rigenerasotto gli occhi assuefatti dei cittadini.
«Tale ordinaria realtà – secondo Roberto Azzurro – non ha bisogno di architettare scandali per salire alla ribalta. Lo scandalo esiste già, e si chiama Napoli».
“Unalampa” si rivela in fondo un atto di coraggio e di amore o di “tradimento” dell’autore, secondo le sue stesse parole, verso la propria madre tiranna, come solo un figlio, profondamente legato a essa, può fare.