Quota 2.343. Temperatura quasi primaverile. Cielo terso, non c’è una nube.
L’areale attorno a me è di un candore lucente, la poca neve caduta ha coperto appena i sassi, il pino mugo già si sta scrollando di dosso il candido mantello. A differenza dell’inverno scorso che di neve ce n’era a metri ed il vento aveva plasmato l’onda sul ciglio della montagna, oggi solo il bianco candore avverte la sua soffice coltre.
Sto ammirando il panorama sempre meraviglioso che godo spesso da quassù, rimiro ad una ad una le cime che conosco bene i paesi della Valsugana, la cima Grostè, l’Adamello con i suoi nevai, guardo con interesse i boschi di Vezzena che mi videro partecipe nel lavoro di boscaiolo, cima del monte Verena Poi scendo lungo la pendice a sud incontrando il monte Erio, e ancora Roana, Canove, il Kaberlaba.
Improvvisamente scorgo una sagoma enorme che volteggia senza un battito d’ali, sembra all’’istante un deltaplano, ma no, strizzo gli occhi e mi chiedo con il massimo sbigottimento: «Cos’è quella roba enorme che vola come un’Aquila ma grande più del doppio?»
Si avvicina maestosa. Calcolo un’apertura alare di quasi tre metri, mai visto un’animale così grande sulla mia montagna, sembra una visione preistorica , il collo lungo glabro la coda corta le ali grandi plana senza batter un colpo d’ali, vola maestoso oltrepassando il ciglio in direzione di cima dodici, scompare dietro le rocce.
Mi ritrovo solo con i miei pensieri e rivedo lo stesso gran volatile che porto come una fotografia nella mia memoria da più di vent’anni, quando una sera fermatomi a Borgo Valsugana in una gelateria prima di intraprendere il viaggio di rientro a casa su per il Menador, guardavo le montagne verso Telve il Lagorai, quando stupefatto posai lo sguardo su due enormi volatili che volavano in coppia, verso nord.
Mi chiesi di che razza fossero quei due grandi animali dal collo glabro che veleggiavano tranquillamente con rari battiti d’ali , uno di loro sollevo il collo che a distanza parve inusuale. Mai da cacciatore esperto avevo visto un animale del genere volare per i cieli delle nostre montagne. I due uccelli continuarono il volo addentrandosi fra i monti e scomparvero alla vista.
Per vent’anni ho pensato quali specie potessero essere quei due mostri preistorici. Oggi che ho rivisto gli stessi enorme volatili da vicino, l’ho : erano due Avvoltoi della famiglia dei Grifoni, il cosiddetto Avvoltoio degli agnelli, che è scomparso dalle zone montane dell’Europa nord orientale da moltissimi anni. Oggi vive solo in Sardegna ed in Spagna.
Ho letto su internet che la loro presenza sulle nostre montagne fa parte del piano di reinserimento degli animali predatori d’ungulati messo in essere dal Corpo Forestale dello Stato.
Ben venga il reinserimento dell’avvoltoio Grifone: servirà a tener sotto controllo la crescita esponenziale degli animali che altrimenti sicuramente andrebbe incontro a malattie genetiche causate da consanguineità e sovraffollamento.
Gilberto Frigo, l’uomo del nord