Facebook è bello anche perché ti da la possibilità di conoscere autori meno noti, leggere libri che altrimenti non avresti mai avuto la possibilità di leggere perché non sono best sellers e non immersi nel circuito di distribuzione ufficiale.
Qualche giorno fa mi ha contattato un giovane autore serbo, Milan Seles, e mi ha parlato del suo primo romanzo, che ha tradotto anche in italiano. Mi spedisce il pdf e inizia a parlarmene.
Mentre ne parlava per la verità ero un po’ prevenuto, preso dai miei tanti pregiudizi su questa moda ormai diffusa di applicare quelle filosofie orientali per cambiare gli stili di vita occidentali. Quasi tutte derivate dalla New Age.
Dicevo tra me e me: «Ecco qua il solito alternativo che avendo letto “Le profezie di Celestino” di James Redfield – del quale già ho avuto modo di dire cosa penso proprio su queste pagine – e ascoltato un po’ di musica, arredato la casa con la tecnica del feng shui, praticato un corso di yoga un’ora alla settimana. Oppure che segue qualche santone americano che dice di essere stato in India e sicuramente avrà iniziato a non mangiare carne.
E adesso si sente un illuminato, detentore della Verità e vuole una recensione a questo suo memoriale di esperienze mistiche, convinto che non si vende perché nessuno può arrivare alla Verità così come c’è arrivato lui. Che quindi è un libro incomprensibile per il grande pubblico, per la superficialità degli altri e non per le sue capacità di scrittore e di pensatore».
Mi sono ricreduto quando armato del mio scetticismo ho incominciato a sfogliare e leggere qualche pagina da questo bel libro. Una grande sorpresa: mi sono trovato davanti a pagine di una bellezza straordinaria, di una freschezza letteraria come non mi capitava di immergermi da anni, tra l’altro scritte in un italiano perfetto da far invidia ai migliori nostri autori contemporanei.
È una storia ambientata nella striscia di Gaza. Una storia d’amore tra la figlia di un terrorista palestinese e un militare israeliano. Una storia d’amore che viene vissuta senza mai esserci stato un vero contatto fisico tra i due, separati da un muro invalicabile, fatto di pietra e di discriminazione. Una storia d’amore puro, un preludio a quello che viene descritto come amore nei sacri testi tantrici.
I due ragazzi si conobbero per caso in una chat e dopo qualche ora scoprirono che in linea d’aria si trovavano a pochi metri di distanza, separati dal muro di confine, che lei non poteva passare, per il cognome che si ritrovava, e lui neanche perché in quel territorio palestinese era molto pericoloso per un militare israeliano entrare da solo.
Già dai primi scambi di questa loro conversazione, entrambi furnono proiettati in una dimensione atemporale e aspaziale, come se si fossero da sempre conosciuti e che il loro non fu un casuale incontro, ma un effetto di qualcosa che doveva per forza accadere.
Straordinaria è la capacità dell’autore di parlare d’amore, senza cadere mai di stile con frasi sdolcinate, facendo riferimenti ad un amore totale, che partendo dalla parola coinvolge tutti i sensi e fa sentire l’altra persona come qualcosa di distinto e complementare allo stesso tempo.
Un passo mi ha particolarmente colpito, quando lei gli dice: «Non ti conosco affatto, ma sembra di conoscerti da sempre».
Lui con tutta tranquillità, senza mai aver studiato testi tantrici o roba simile, le risponde testualmente: «Vedi, noi esseri umani siamo fatti di acqua. L’acqua è sempre la stessa, da sempre. Esce dalla pietra, attraversa ogni cosa e ogni vita, prendendone anche la forma, per poi abbandonarla, lasciando qualcosa di sé e portando qualcosa con sé della cosa o della vita che ha attraversato. Niente di più facile che in te e in me ci sia la stessa acqua, con la stessa memoria che si porta con sé».
Questo loro incontro con la parola dura sette notti e sette giorni, e con la parola si accarezzano, si baciano, si rivelano, si nascondono, si abbracciano. Con la parola vivono quell’amore oltre e sopra tutto ciò che è materiale e che appesantisce il sentimento più puro che dovrebbe far abbracciare le anime prima ancora dei corpi..
Intorno a loro, rumori, polvere, case distrutte, morti ammazzati. Intorno a loro la paura. Ma loro due sono salvati in quei sette giorni dall’amore. Alla mattina dell’ottavo giorno però…
No, il finale non lo svelo, perché dovrete scoprirlo da soli, talmente è saturo di bellezza.
Mario Scippa