L’estate volge al termine e il periodo riservato alle vacanze è ormai agli sgoccioli. Prese d’assalto strutture e spiagge nell’anno più caldo dopo ben vent’anni, ma non sempre le cose sono come sembrano.
Anche quest’anno si sono registrate innumerevoli proteste da parte dei vacanzieri per la situazione inerente alla qualità del mare talvolta ricoperto di ogni tipologia esistente di rifiuti organici e non.
L’Associazione Legambiente di Goletta Verde lancia il definitivo allarme portando alla luce dati incontrastati sulla qualità delle acque italiane: su 205 analisi microbiologiche effettuate dal laboratorio mobile sulle coste italiane, ben 120 sono risultati inquinati e 100 di questi su livelli altissimi (uno ogni 62 km). La fonte di tale inquinamento delle coste è in special modo dovuto ai malfunzionamenti o all’assenza di adeguati depuratori per il trattamento delle acque reflue che rilasciano in mare la forza portante dell’inquinamento. A questi, però, vanno aggiunti anche i tratti relativi alle foci di fiumi, canali e torrenti.
Inutile rimarcare come tale situazione ricada non solo sull’economia tracciata dal settore turistico, ma anche sulla vita biologica marina con un netto cambiamento dell’ecosistema. Le regioni risultate peggiori dai test sono Calabria, Liguria e Campania con dati altissimi e allorché preoccupanti: In Campania, sui 20 campioni elaborati, risultano a norma solo 6 punti a dispetto dei 14 inquinati e i 12 inquinatissimi. Critica la situazione a San Giovanni a Teduccio, presso la foce del Volla, dove sono stati registrati, assieme alla presenza di topi, dei valori di Escherichia Coli talmente alti da essere “non classificabili”; ma non va meglio a Pozzuoli, presso la foce Licola, e in località promontorio di Cuma, e poi a Ercolano presso l’ex Bagno Risorgimento e presso la foce Lagno vesuviano, e quindi a Castellammare di Stabia, presso la foce del Sarno e sul lungomare comunale presso la spiaggia antistante via Tito. La situazione, però, non migliora spostandosi nel casertano dove il 65% degli impianti di depurazione risultano non a norma così come il 57% nel salernitano. Il bollettino di guerra dice che a Pontecagnano, litoranea Magazzeno (presso la foce del canale) il mare è coperto da mucillaggine e pieno di batteri. Ogliastro Marina, Castellabate, Capaccio: per i biologi di Goletta Verde sono da evitare tassativamente. Idem per le acque di Mondragone e Castel Volturno. In molti, però, si staranno chiedendo cosa sarà questa mucillagine e da cosa è dovuta, in breve si può descrivere questo fenomeno naturale come un rilascio di polisaccaridi (zuccheri complessi) che si rigonfiano a contatto dell’acqua e che si riuniscono formando aggregati di forma e di grandezza diverse;prende origine come prodotto “extracellulare”, ossia come escrezione da parte di microalghe presenti normalmente in ambiente marino oppure si forma per disgregazione cellulare delle stesse. Questo rilascio di organismi da parte delle alghe è soprattutto dovuto alle forti temperature ma non è esclusa la componente inquinante. Tuttavia è oggetto di studio per capirne l’effettiva meccanica. C’è da sottolineare, nonostante tutto, che non sembra essere dannosa per l’uomo, ma non si può dire lo stesso per la fauna marina.
Tanto per citare qualche esempio concreto, lo scorso 11 agosto la municipalità di Ascea Marina fu presa d’assalto dalla protesta dei vacanzieri inorriditi dall’incredibile chiazza marrone che galleggiava sull’acqua a pochi passi dalla spiaggia. In molti richiesero l’intervento della capitaneria di porto che, giunta sul posto, iniziò a monitorare la situazione nel tentativo di capire la natura di quella enorme scia inquinante. Ventiquattro ore dopo, il primo cittadino puntò il dito contro la mucillagine gettando acqua sul fuoco, ma la risposta non convinse i tanti bagnanti che iniziarono a sollevare numerosi dubbi. Ecco la testimonianza di uno dei bagnanti: ” Intorno alle 11 del mattino abbiamo visto galleggiare un enorme chiazza tra il giallo e il marrone sull’acqua. Non è la prima volta che capita. Sarà stata anche colpa della mucillagine, ma com’è possibile che dopo la protesta il problema sia miracolosamente sparito? Nei giorni precedenti abbiamo visto schiuma, buste, addirittura carte di assorbenti. Il problema è che la gente va in vacanza, spende del denaro importante soprattutto per il mese di agosto e si ritrova questo scenario”.
Analoga situazione capitata nel mese di luglio a Paestum e Palinuro.
Ciò nonostante, in Campania c’è qualche tratto che “resiste” all’inquinamento come nel comune di Portici, in località Ex Bagno Rex, a testimonianza che risolvere il problema è possibile. Da quattro anni a questa, infatti, l’amministrazione comunale porticese ha attivato una seria battaglia per il recupero della costa investendo su collettori per spostare le acque reflue verso il depuratore di Napoli Est. Senza addentrarsi nel zelante mondo politico è bene sottolineare come semplici uomini, sfidando la speculazione politica e lo scetticismo di chi per ben trent’anni ha visto il litorale vulcanico porticese al limite della decenza, continuano nella loro attività bloccando anche degli scarichi più inquinanti della zona come quello di Pietrarsa. Tempo al tempo e anche la restante parte del litorale potrà sbarazzarsi del forte inquinamento, magari non diventerà cristallina come le acque delle isole Hawaii, ma quanto meno potrà ripresentarsi al servizio dei bagnanti a pieno regime. Oltre il comune vesuviano c’è Ischia nel comune di Forio, presso la spiaggia la Chiaia e la spiaggia San Francesco e nel comune di Barano d’Ischia, in località Olmitiello, sulla spiaggia dei Maronti. E poi in provincia di Salerno, nel comune di Capaccio, a Paestum, Torre di Mare, presso la Spiaggia “Oasi di Mare” e nel comune di Vico Equense, sulla spiaggia Via Murrano, in località Torre Seiano.
Intanto, il bel paese rischia grosso per la situazione dei propri mari: L’Esecutivo europeo esorta l’Italia a conformarsi alla normativa Ue sul trattamento delle acque reflue urbane in quanto «la mancanza di idonei sistemi di raccolta e trattamento, che avrebbero dovuto essere istituiti già dal 1998, comporta rischi per la salute umana, le acque interne e l’ambiente marino». In parole povere, l’Italia rischia di spendere inutilmente in multe il denaro che potrebbe utilizzare per realizzare gli impianti di trattamento. Piccola e dovuta chiosa: la situazione, come descritto precedentemente, condanna in tono maggiore il meridione italiano. Una condanna che ripiega anche sul sistema economico nazionale in quanto l’unico fattore di commercio del sud Italia è legato al settore terziario grazie all’assenza di imprese e posti di lavori riservati alla parte settentrionale. Compromettere anche questo aspetto non solo vuol dire completare ciò che fu iniziato nel 1861, ma potrebbe indebolire ulteriormente l’intera economia già allo sbando in una crisi economica che sembra proprio non voler finire. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio…
Fabio D’Alpino