Maurizio De Giovanni, l’affabulatore

degiovanniPORTICI (NAPOLI) – Complice un fresco giardino e la squisita ospitalità di Diego Penna e d Nadia Labriola, alla Libreria Libridine di via Diaz martedì 28 luglio è stato presentato l’ultimo libro di Maurizio de Giovanni “Anime di vetro, edizioni Einaudi.
Il dibattito, moderato dallo scrittore Teodoro Reale, ha visto le letture di alcuni brani del volume a cura dell’attrice Rosaria Vaccaro.
Dopo la stimolante discussione, De Giovanni ha salutato il pubblico con la lettura di un suo breve racconto inedito.
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Maurizio De Giovanni è uno scrittore napoletano divenuto popolare grazie alla serie di gialli che hanno per protagonista il Commissario Ricciardi ma anche ai “Bastardi di Pizzofalcone”, che invece hanno per protagonista il commissario Lojacono.
Attualmente “Anime di vetro” è secondo in classifica nelle vendite a livello nazionale.
L’autore. Maurizio De Giovanni nasce nel 1958 a Napoli, dove vive e lavora. Nel 2005 vince un concorso per giallisti esordienti con un racconto incentrato sulla figura del commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Il personaggio gli ispira un ciclo di romanzi, pubblicati da Einaudi Stile Libero.
Nel 2012 esce per Mondadori Il metodo del Coccodrillo (Premio Scerbanenco), dove fa la sua comparsa l’ispettore Lojacono, ora fra i protagonisti della serie dei Bastardi di Pizzofalcone, ambientata nella Napoli contemporanea.
Nel 2014 De Giovanni ha pubblicato anche l’antologia Giochi criminali (con Giancarlo De Cataldo, Diego De Silva e Carlo Lucarelli). In questo libro appare per la prima volta il personaggio di Bianca Borgati, contessa Palmieri di Roccaspina, sviluppato in Anime di vetro. Nel 2015 è uscito per Rizzoli il romanzo Il resto della settimana.
Tutti i suoi libri sono tradotti o in corso di traduzione in Francia, Germania, Inghilterra, Spagna, Russia, Danimarca e Stati Uniti. De Giovanni è anche autore di racconti a tema calcistico sulla squadra della sua città, della quale è visceralmente tifoso, e di opere teatrali.
Il libro. C’è la morte nell’anima del commissario Luigi Alfredo Ricciardi. Uomo solitario ma non solo, circondato com’è da un nutrito universo femminile – compreso Bambinella – che sembra attrarre come una calamita. Imprigionato in un guscio che non permette a nessuno di intaccare, è sulla soglia della disperazione. Un guscio segnato da cicatrici di un passato ancora oscuro.
È l’ottavo appuntamento con i lettori del commissario dagli occhi verdi, più che mai protagonista in una indagine dove tutto è anomalo, l’affabulatore Maurizio De Giovanni ci regala la meraviglia di un romanzo in cui le anime di ciascuno si rivelano fatte di vetro: facili a rompersi in mille pezzi, lasciano trasparire la fiamma che affascina e talvolta danna, e occorre allora il sacrificio della rinuncia, che può apparire incomprensibile ed esporre alla vendetta. Personaggi che finiscono con l’avere vita e volontà proprie, come asserisce l’autore.
Prende così forma un congegno narrativo misteriosamente delicato e struggente, vertiginoso e semplice, che spinge Ricciardi su strade rischiose. E lo costringe a fare i conti con sé stesso e i propri sentimenti.
L’indagine svolta in “Anime di vetro” riguarda l’omicidio dell’avvocato Ludovico Piro, di cui si accusa spontaneamente il conte di Roccaspina. Un caso risolto, dunque, ma la moglie contessa Bianca però si reca dal commissaria asserendo che il marito quella notte non poteva aver commesso il fatto. Dopo la morte della sua adorata governante Rosa, invischiato nel suo rapporto spinoso con Enrica, Ricciardi si butta a capofitto in questa storia.
Mentre le pagine sembrano assumere la voce di una delle più celebri canzoni partenopee, Palomma ‘e notte, per carpirne il più nascosto segreto. Ricciardi in “Anime di vetro” – che ha per sottotitolo Falene per il commissario Ricciardi – appare ancora più chiuso, e nella sua disperazione non si accorge di quanto sia vulnerabile. Vulnerabile ma non debole, comunque, e caparbio come sempre arriverà alla soluzione del caso.
Salvatore Di Giacomo e la sua ElisaPalomma ‘e notte nacque dalla penna di Salvatore Di Giacomo su musica di Francesco Buongiovanni che scrisse questi versi per la sua giovane Elisa.
Come spiegò Raffaele La Capria «Il poeta una sera vede una farfallina girare e rigirare intorno a una candela accesa. E l’ avverte: questa è una fiamma, ti può bruciare le ali, non è una rosa e nemmeno un gelsomino. Va’ via, torna all’ aria fresca, non vedi che anche io resto abbagliato dalla fiamma e per allontanarti mi brucio? è chiaro che la farfallina è Elisa e chi vorrebbe allontanarla, ma chi si brucia la mano, è Salvator»e.
Su questi versi, su questa musica, Maurizio De Giovanni dà un messaggio ai suoi lettori. Quale? Con l’aiuto del brigadiere Raffaele Maione, in fondo il deus ex machina di Ricciardi, lo scoprirete guardando attraverso le “Anime di vetro”

Tonia Ferraro